Distopia.Un mondo che non vorremmo. (Una canzone, un libro, un film)

PREMESSA

Per i più un progetto irrealizzabile, il sogno di un’altra realtà, viene indicato come utopia.

Edoardo Bennato indicò il posto dove questa potesse alloggiare: nell’isola che non c’è. John Lennon ne definì i caratteri cantando la sua Imagine. Francesco Compagna, il grande meridionalista, volle mitigare il senso di impotenza legato al termine. Parlò di consapevole utopia, immaginando un futuro diverso per il suo, nostro sud, che tenesse conto del contesto in cui questo avrebbe dovuto realizzarsi. La definizione però più bella, forse la più nota, è quella di Edoardo Galeano, il grande scrittore uruguaiano, che nel 2014 ad un intervistatore che gli chiedeva cosa mai fosse l’utopia rispondeva: << è come l’orizzonte: cammino due passi, e si allontana di due passi. Cammino dieci passi e si allontana di dieci passi. L’orizzonte è irraggiungibile. E allora, a cosa serve l’Utopia? A questo serve: a camminare.>>.

L’utopia quindi non è una meta, ma un cammino. Il cammino di chi ha un sogno, di chi ha ancora un progetto da realizzare.

E la distopia? In molte definizioni è semplicemente il contrario dell’utopia. Un incubo al posto di un sogno. Un’ utopia realizzata che si concretizza in una società angosciosa, in cui il progresso tecnologico è funzionale al controllo dei pochi sui più. Una società nella quale tutto ciò che caratterizza l’umanità della persona è bandita e sacrificata all’equilibrio del sistema di potere.  

La parola nasce nel mondo anglosassone. L’Oxford English Dictionary la registra a metà degli anni ‘50, ma il mondo che definisce lo troviamo già ben descritto nel capolavoro di Aldous Huxley “Il mondo nuovo”, che è anche, a mio avviso, il capostipite di un genere letterario, dal quale poi nascerà il filone cinematografico fantascientifico ricco di blockbuster.

Ma Utopia e Distopia sono realmente irrealizzabili? Nicolaj Berdjaev, definito il filosofo della libertà, dice: <<Le utopie sono realizzabili. La vita marcia verso le utopie. E forse un secolo nuovo comincia; un secolo nel quale gli intellettuali e la classe colta penseranno a come evitare le utopie e come tornare a una società non utopistica, meno “perfetta” e più libera>>. Personalmente condivido e vado oltre. Gli anni che stiamo vivendo sono gli anni della distopia dalla quale potremo salvarci solo attraverso il recupero dell’umanità perduta. Il cineforum di quest’anno è il contributo della Città di Pulcinella per l’impervio cammino …

Il Cineforum, ormai giunto alla ottava edizione, è iniziativa, forse la più conosciuta, che l’associazione La città di Pulcinella realizza nel quadro di un progetto informativo/formativo più ampio: “La Salute non solo Sanità”. La Salute, non da intendersi semplicemente come assenza di malattie, ma come possibilità per tutti di avere una vita dignitosa, è un diritto che può e deve essere garantito con il concorso di tutte le politiche non solo strettamente quelle sanitarie. Ne consegue che parlare di Salute significa parlare di diritti, garantiti e negati. In assenza dei diritti non rimane che la Misericordia divina, per chi ha il dono di una fede. Nell’era della Post Verità sembra non esserci più posto per religioni, ideologie, ma anche di qualsiasi modello culturale che poggi su valori etici non negoziabili. Serve qualcosa in più che sperare nella Misericordia divina. Servono informazioni leali, riflessioni condivise, occasioni per farlo. Questo è quello che facciamo con l’aiuto del cinema che crea emozioni, queste, agendo come virus “buoni”, ci consentono di veicolare informazioni, non mediate dalla cultura, che attraverso il cuore possono arrivare al cervello e, speriamo, risvegliarlo dal sonno della ragione. Che c’azzecca il medico di famiglia in tutto questo.

E’ figura carismatica che agisce al limite tra il sociale ed il sanitario.

E’ professionista, che per collocazione nel sistema sanitario pubblico, non può limitarsi a curare malattie, ma deve prendersi cura della persona che gli si affida. Il ruolo culturale, che acquisisce insieme al timbro dell’ASL, lo porta ad essere referente di malesseri che non sempre sono sintomi di malattia, ma di un disagio, spesso esistenziale, non meno invalidante e pericoloso. Per il medico di famiglia la prevenzione primaria delle malattie, quindi, non è solo diagnosi precoce o terapia preventiva, ma educazione sanitaria, promozione della salute, impegno civile nella battaglia per i diritti negati in una società sempre più distopica.

Il cineforum autofinanziato dai soci dell’associazione, da sempre gratuito per i partecipanti, a numero chiuso, per limiti di spazio e sicurezza, si svolgerà in cinque serate, tradizionalmente il sabato pomeriggio alle 17. Nelle serate verranno proposte una canzone, un libro ed un film strumentali alla discussione del tema proposto. Dei film non daremo il titolo per evitare che il mezzo diventi il fine della partecipazione. Il nostro obiettivo è offrire un’occasione per condividere riflessioni sulla SALUTE nel suo significato più ampio.

Che non si pensi che ciò che gratis non ha valore, perché il costo in passione, lavoro, emozione, difficoltà è alto. Condividiamolo!   

 

 

 

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