La Pasqua di Lorenzo

 

Nella Genesi si legge: «Dio disse: facciamo l’uomo a nostra immagine, a nostra somiglianza… e Dio creò l’uomo a sua immagine, a immagine di Dio lo creò; maschio e femmina li creò» (Gen. 1,26-27).

Gesu’ Nazareno, un diverso per l’epoca in cui visse, è forse l’immagine umana più verosimigliante ad un Dio che si vuole sia d’amore. Morì in croce per questo. Poi si racconta che risorse.

Questo noi festeggiamo con la Pasqua, la Resurrezione di un diverso. Viva Dio!   

Un ‘ amica (insegnante di liceo) ad un’amica (madre di un ragazzo disabile): << Non voglio sapere che ti è successo, la scuola non è un babysitteraggio!>>. Finalmente, in un’epoca in cui si fa fatica a capire cosa sia diventata la scuola italiana, possiamo sapere una delle cose che non è.
Però scrivo per altro.
Voglio, in questa settimana che precede la Pasqua, che tante persone sappiano e riflettano su quello che è successo a Lorenzo, un giovane diverso di 21 anni, e a quella madre amica di quella insegnante.
Lollo, così lo chiamano in famiglia e gli amici, è nato 21 anni fa. Uno, tra i cinquantamila bambini nati vivi, affetto da una patologia dal nome musicale “Cri du chat”, il verso del gatto. Malattia cromosomica, inguaribile, (perdita del braccio corto del cromosoma 5) descritta per la prima volta nel 1963. Si può fare la diagnosi prenatale? Certo, con l’amniocentesi.
La madre, giovane, ma non giovanissima, come il padre, responsabilmente la fece. L’esame genetico eseguito in uno dei centri napoletani di riferimento non rilevò l’anomalia.
Sarebbe cambiato qualcosa? Lollo sarebbe nato? Non lo so.
Comunque a dispetto di tutto, anche delle statistiche, Lorenzo nasce, e fortuna per lui, in una famiglia che lo ama da subito, e che ha gli strumenti caratteriali e culturali per lottare. Perché da subito fu chiaro che la sua vita non sarebbe stata facile e avrebbe avuto bisogno di tutto l’aiuto possibile.
Il rispetto per la diversità, nell'epoca del politically correct, si gioca sulle parole. Guai a chiamare cieco un non vedente, sordo un non udente, mongoloide uno con la sindrome di Down, comunque handicappato uno a cui la Natura matrigna abbia voluto complicare la vita. 
Il rispetto vero, però, quello tra persone che si riconoscano come tali, al di là degli attributi, quello che si concretizza in pensieri ed opere finalizzate all'azione per difendere la possibilità per tutti di una vita dignitosa, è ben altra cosa. Va oltre le parole e può anche prescindere da queste.

A questo punto vi starete chiedendo che mai sia questa “Sindrome di Cri du chat”, quali sono i problemi di Lorenzo. Se la cercate su internet, le prime risposte le troverete sul sito di Telethon: << sindrome caratterizzata da ritardo psicomotorio, microcefalia, anomalie del volto (sella nasale ampia, epicanto, mandibola piccola) e dalla emissione di un pianto molto tipico (acuto e monotono, simile al miagolio di un gatto, da cui il nome) da parte dei pazienti durante la prima infanzia. Questo tipo di pianto è causato principalmente da anomalie strutturali della laringe e del sistema nervoso centrale.>>.

Poche righe a definire una malattia, ma non la persona affetta da questa. Lollo ha una ricchezza interiore ed emozionale che la malattia non gli toglie. Ha tante difficoltà nel suo quotidiano, tra le altre, di linguaggio, ma prova a farsi capire, con parole che non compongono frasi, ma a cui gestualità e  occhi danno significato.   

Ride, piange, vuole bene come qualsiasi altra persona. A differenza di qualsiasi altra persona non è capace di odiare, di far male e, purtroppo, di difendersi. Ama la musica, i colori, la sua famiglia, chiunque si interessi a lui. Ama i suoi compagni di scuola. Tutti quelli che in tutti in questi anni ha incontrato e, chi sa perché, ancor di più quelli che quest’anno. L’ ultimo in cui gli è concesso, per età, di frequentare la scuola.

Certo la scuola non è un “baysitteraggio”, ed è altrettanto vero che ben poco può dare da un punto di vista formativo ad un ragazzo con i problemi neurologici di Lorenzo. Eppure…  che medicina è stata per questo ragazzone. Pur tra le difficoltà, le lotte che i genitori hanno dovuto sostenere in un ambiente scolastico troppo spesso ostile a dispetto di una legge, voluta da una politica che si nutriva ancora di valori e non di spread, per non ghettizzare i disabili, ma per includerli nella società, con i loro limiti, e a volte con le loro diverse abilità, nella società. 

D’altro canto, quanto ha dato Lollo agli stessi educatori! La opportunità di far conoscere la diversità, di parlare di valori e tra questi quello del rispetto per e fra le persone, di educare a questo. Non so se tutti hanno colto questa opportunità. Di certo non l’hanno colto i protagonisti di questa storia, eroi di una burocrazia che ben si adatta al modello culturale razzista che si sta imponendo, con la connivenza e/o complicità di troppi, nella nostra società.

Il Fatto, come lo so io e come si legge in una lettera della madre sul Corriere del Mezzogiorno dell’edizione dell ’11 aprile 2019.

Lorenzo avrebbe dovuto frequentare il quinto anno, l’ultimo, di non so quale corso di scuola secondaria. Per errore, di solerti dipendenti scolastici, viene assegnato ad una terza, del resto il progetto “formativo” di Lollo non può essere di certo il diploma. In questa classe, in un’epoca in cui tra i tanti problemi di una scuola, che ogni giorno perde autorevolezza, spicca il bullismo, Lollo viene non accolto, di più, adottato dai compagni di classe. Il ragazzo è felice, forse come mai, tanto che il problema per il futuro sembrerebbe essere, con l ’aiuto degli psicologi prepararlo alla separazione.

Non ci sarà bisogno. Dopo giorni in cui, improvvisamente, Lorenzo comincia ad avere attacchi di panico, anoressia, irrequietezza, i compagni, non i solerti dirigenti scolastici, avvertono la madre che il ragazzo, dopo mesi dall'inizio e a poco meno di due dalla chiusura dell’ anno scolastico, è stato trasferito in quinta. Altri compagni, una relazione impossibile, a prescindere da qualsiasi accoglienza possano porre in essere i ragazzi, da concretizzarsi in poche settimane. La madre e lo specialista dell ‘ASL che segue Lorenzo, provano a far ragionare il dirigente scolastico, che ha come unico obiettivo di liberarsi della rogna di quel ragazzo e dei suoi genitori, troppo combattivi.

La risposta è: << il ragazzo rimarrà nella stessa aula, con i nuovi compagni, perché come ben si sa l’ambiente, le stesse pareti, sono fondamentali per l’equilibrio di questi ragazzi!>>. I vecchi compagni no, quelli vanno da un'altra parte.

Alle urla di dolore, prima ancora che di rabbia, per lo schiaffo al buon senso e a qualsiasi forma di umanità riservata al proprio figlio, il preside risponde chiamando i carabinieri. Il danno e la beffa. I genitori vengono denunciati, per occupazione della scuola (essendo i genitori entrati fuori orario di ricevimento) e non so che cosa altro. Da dire che dall'inizio dell’anno, era stato detto loro che il ragazzo se lo dovevano accompagnare in classe perché non c’era personale a disposizione per questo compito.  

Quale il finale di questa storia.   

Lollo ha la possibilità di esprimere il dolore a modo suo. I genitori dovranno rispondere alla denuncia e avranno l’angoscia del dopo per un figlio disabile che una società sempre meno civile è sempre più mal disposta ad accettare.

So che tanti, troppi, di quelli che leggeranno questa storia saranno pronti ad elaborare distinguo autoassolutori, perché stanno dalla parte dell’amica insegnante, del dirigente. Perché: “ancora di disabili e diversi non se può più!”. A tutti questi chiedo, in una Pasqua in cui si contrasta con veemenza, quando non con violenza, il sacrificio di tanti agnelli, visto che non vogliono che disabili/diversi abbiano una vita dignitosa, per non farli soffrire oltre, ditemi: come volete ammazzarli?!  


Una volta, non ricordo in quale occasione, in seconda elementare, la suora (sorella Leandra) che ci faceva il catechismo ci invitò a scrivere su sette bigliettini alcune parole. Oggi sono andato a rivedere cosa fossero, che rappresentavano i doni dello Spirito Santo (consiglio, fortezza, intelletto, pietà, sapienza, scienza, timor di Dio). Avremmo dovuto mettere i bigliettini sotto il cuscino per poi estrarne uno al mattino. Quello estratto sarebbe stato il dono che lo Spirito Santo ci avrebbe donato per la vita. Desideravo fortemente che mi uscisse “la forza”. Mi uscì il “Timore di Dio”. Non sapevo allora, non l’ho capito negli anni, a cosa potesse servirmi quel dono. Di certo ho provato a rispettare quel Dio, fino a quando sono diventato uno sperante piuttosto che un credente. Dopo mi sono limitato a rispettare tutti quelli creati a sua immagine e somiglianza.

Oggi il Timore di Dio per me potrebbe trasformarsi in terrore. Perché se questa è l’‘ “Umanità” creata a Sua Immagine e Somiglianza, questo Dio deve essere assai malvagio. Quel povero Cristo non può essere figlio suo! 

Ed allora, un buonissimo e lunghissimo dopo Pasqua a tutti!   

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