Programma 7° Cineforum Al cinema con il Medico di Famiglia
Il Diritto alla Felicità
Vediamo questo stupido dove vuole arrivare! Battuta famosissima del grande Toto’ , nella scenetta andata in onda nel 1966 a Studio Uno, memoria condivisa di tanti “ragazzi” della mia età. La ripeto a me stesso, anche adesso che scrivo il titolo lunghissimo del cineforum: Storie per la Storia di Napoli. Dagli anni trenta ai nostri giorni. I determinanti sociali della Salute.
Che c’azzecca la Storia di Napoli, con i determinanti sociali della Salute e poi ancora con il diritto alla Felicità?
Faccio il medico di famiglia. Lo si sa. Lo faccio da 38 anni. Vedo tanta gente non felice. Direte: << Che scuperta! Se vengono da te qualche problema lo devono avere per forza.>>. E avete ragione. Sapete, però, qual è la questione?
Spesso i problemi che mi portano non sono sintomi di malattia. Si sentono malati, a volte sperano pure di essere malati. I loro sono sintomi di niente… Eppure stanno veramente male. Poi può capitare che si ammalano pure. La mancanza o la perdita di un lavoro, un lavoro lontano, un lavoro in condizioni non dignitose, un figlio drogato, un figlio pazzo, uno sfratto di casa, un pizzo da pagare, un maltrattamento, un tradimento, un amore non corrisposto, la solitudine della vecchiaia, etc., etc., etc. sono cause di mancanza di Salute!
Quante storie potrei raccontare, 38 anni di vite di altri, che si intrecciano con la mia, che fanno la storia di questa città, la mia storia di medico e di uomo. Lo dico da sempre, la storia di Napoli, come del paese, del continente, del mondo, la facciamo noi, anche e soprattutto quando consentiamo agli altri di farla per noi. Ne abbiamo la responsabilità!
Anche una città può non stare bene in Salute? Certo! Una città non si può ammalare di diabete di tumore, di cuore, di epatite, ma può ammalarsi. Napoli si è ammalata.
Per disagio sociale (esclusione sociale, assenza di qualsiasi tipo di assistenza, impossibilità di organizzarsi una vita), disoccupazione, lavoro nero, schiavitù, infanzia abbandonata, dipendenze vecchie e nuove, trasporti avventurosi, una schifezza di stile alimentare, una vita condotta nella continua incertezza, senza regole e senza un “limite” di acque sicure come a mare. Lo tenete presente il cartello che almeno ti illude che in quelle due dita d’acqua puoi stare sereno, non devi stare necessariamente in guardia, puoi non stressarti ?
Napoli è una città impazzita. Alterna stati di esaltazione legati al suo passato, a stati di depressione per il suo presente. Non si riconosce e, quello che è peggio, perde la memoria, o ha ricordi confusi, che le provocano pensieri deliranti che la portano ad incolpare del suo stato sempre gli altri. Cattivi dottori, come nella storia arcinota del chirurgo e della spina di pesce, fanno del suo dolore l’occasione per il loro benessere.
Non state a sentì ‘e chiacchiere, il pazzo è uno che la felicità non la conosce, e non la conosce neanche chi gli vuole bene e gli sta vicino. Immaginiamoci a viverci dentro alla “pazzaria” … Troppi Napoletani non stanno bene, anche se non tengono nessuna malattia e sono la mia gente.
Spesso per curare il male bisogna risalire alle cause. C’è necessità di un’approfondita anamnesi. Studiamoci la Storia, alleniamo la Memoria. Prendiamoci le nostre responsabilità e stimoliamo anticorpi. Vacciniamoci dal benaltrismo, dal noi eravamo, dalla napoletanità di Gomorra e lazzara, dalla mala politica, facendo politica noi stessi, comportandoci da cittadini onesti. Poi andiamo ad affrontare le cause di malessere, di “malavita”. Quelli che studiano queste cose le chiamano: determinanti sociali della Salute. Stanno tutte lì, scritte nere su bianco, in uno studio epidemiologico, tra i più importanti della letteratura scientifica medica e non medica. Si chiama “The solid facts”, Fatti concreti. Voluto dalla ‘Organizzazione Mondiale della Sanità e coordinato da due grandissimi epidemiologi inglesi Marmot e Wilkinson. Ha coinvolto la maggior parte dei paesi del mondo, ci ha fatto capire quali sono i problemi da affrontare per fare stare bene le persone. Questo studio è stato preceduto da un documento, Carta di Ottawa per la promozione della Salute (novembre 1986), nel quale stava scritto e sottoscritto quello che i governi, in un mondo che voglia definirsi civile, avrebbero dovuto garantire per promuovere la Salute dei propri cittadini: la pace, casa, cibo, reddito per tutti, un ecosistema stabile, uso sostenibile delle risorse, giustizia sociale, equità.
A questo punto è forse più chiaro il complesso processo logico che mi ha portato alla scelta di impostare il cineforum sulla Storia di Napoli: fare l’anamnesi della nascita e del decorso del male che ha infettato questa città e dei tentativi di cura falliti. Per poi riflettere insieme da popolo sovrano come affrontare quelle criticità che impediscono a tanti di noi, nati o meno in questa città, ma figli di Napoli, di essere felici.
Siamo arrivati al terzo punto, il diritto alla felicità. Pensate lo si ritrova nella costituzione americana, ma la necessità di perseguirlo è stata messa nero su bianco su consiglio di un grande giurista napoletano Gaetano Filangieri interpellato da Benjamin Franklin, uno dei padri fondatori degli Stati Uniti d’ America. Oggi è un diritto negato nei fatti, depotenziato nella sua carica rivoluzionaria dalla cultura economicistica dominante: è felice chi si adatta al proprio stato. Si prova a cambiare anche la storica definizione di Salute. Oggi si vuole definire in Salute colui che si adatta al mondo che lo circonda. Definizioni che ti tolgono anche la possibilità di sperare. Se speri, sei malato, non ti adatti. Se non ti adatti la colpa è tua. Io di persone infelici ne incontro tutti i giorni. Alcune di queste non hanno mai saputo cos’ è la felicità, altre l’hanno abbandonata, altre non avranno mai la possibilità di conoscerla.
Potrei essere un uomo felice. Non riesco ad esserlo, perché non riesco a pensare ad un mondo nel quale venga negata anche solo la possibilità di sperare. Un mondo abitato da persone che si stanno abituando a non sperare, che si sono fatte convincere che questo è l’unico mondo possibile.
La Speranza non è statica, è un agito. Il cineforum è il modo, mio e dei miei compagni dell’associazione, di sperare agendo. Vogliamo comprendere insieme a voi, come quando e perché ci siamo persi. Ritrovare con la memoria e nella memoria una strada per un futuro nel quale la felicità torni ad essere un diritto.
Ciro Brancati per la Città di Pulcinella